Vae victis
C’è stato un giorno in cui le Parche
hanno smesso di filare per gli uomini grandi
destini
Gli Dei si sono disinteressati a loro
gli Astri del Cielo hanno ridotto i propri
influssi
e la Luna ha chiuso il bianco portale dei Sogni
La Terra impoverita e isterilita
ha preso a generare messi di uomini diversi
piccoli infantili deboli e labili gli ignavi
Ultima tappa di una evoluzione a ritroso
essi sono l’ultimo frutto delle Terra e il più
amaro
In sterminate masse in disordinate greggi
senza cani né pastori errano nel Tempo
cercando senza sosta qualunque cosa li consumi
o che dia loro un senso
Non hanno nulla di grande se non l’Inconscio
che procura loro grandi angosce e grandi nevrosi
Hanno un’unica grande capacità la mediazione
e mediano tutto vita pensieri idee affetti
rancori emozioni
Né conoscono la Morte
perché mai mettono in gioco la Vita
perciò non è concessa loro alcuna forma di
ribellione
Il Dolore non li tocca
appena esso soggiunge vanno in narcosi
per non vedere per non sentire
E quando ormai assuefatti
non trovano altre vie di scampo
si dissolvono nella Pazzia
Coltivano le illusioni e le credenze
ma non conoscono la Fede che smuove le montagne
e non riescono così a smuovere neanche sé stessi
Non amano la Speranza
che è lo specchio della loro insipienza
il presagio di ciò che mai saranno
la misura della loro ignavia
Considerano il Prezzo la misura di tutte le cose
e non praticano la Carità
essendo il prezzo del dare sempre più alto di
quanto possono
Non conoscono la Gioia del Desiderio
la loro Volontà dura l’arco di un mattino
Essi non saranno mai stelle
Pièrre Kadosh, 1980
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